La corretta definizione dei valori per il calcolo del Deflusso Minimo Vitale (DMV) e per il Deflusso Ecologico (DE) rivestono un ruolo essenziale sia per la pianificazione che per la salvaguardia degli ecosistemi; al tempo stesso sono elementi essenziali per la valutazione (da parte dei proponenti opere di derivazione e prelievo) della fattibilità e sostenibilità industriale delle opere.

Del DMV si è iniziato a parlare in Italia dal 1989 (L. 183 del 18/05/1989) per poi essere ripresa, modificata e completata (anche nel rispetto di varie Direttive europee) nel D.Lgs. 152/2006. 

Come dettagliato dal Decreto Ministero Ambiente del 28 luglio 2004 il DMV "rappresenta la portata istantanea da determinare in ogni tratto omogeneo del corso d'acqua, che deve garantire la salvaguardia delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, chimico-fisiche delle acque nonché il mantenimento delle biocenosi tipiche delle condizioni naturali locali."

Le Autorità di Bacino (oggi di Distretto) e le Regioni hanno così provveduto negli anni seguenti ad adottare formulazioni e metodi diversi per la definizione del DMV negli ambiti di loro competenza.

Il Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee (Water Blueprint Strategy), elaborato dalla Commissione Europea nel 2012, e successivamente nel 2015 la Common Implementation Strategy delle linee guida specifiche (CIS GUIDANCE DOCUMENT n. 31 – Ecological Flow in the implementation of the water Framework Directive), hanno portato all'emanazione del decreto direttoriale n. 30/STA del Ministero dell’Ambiente del 13 febbraio 2017 che prevede l'adeguamento del DMV (da parte delle Autorità di Distretto) in modo coerente con l’esigenza di garantire nei corsi d’acqua il Deflusso Ecologico (DE) a sostegno del raggiungimento degli obiettivi di qualità definiti ai sensi della Direttiva Quadro Acque (2000/60).

Il Deflusso Ecologico viene definito dalle Linee Guida come il “volume di acqua necessario affinché l’ecosistema acquatico continui a prosperare e a fornire i servizi necessari".

Attualmente le Autorità di Distretto hanno definito formulazioni e metodi necessari al calcolo di questo parametro e sono in atto (o in programmazione) varie sperimentazioni per ottenere informazioni di dettaglio sul campo e per arrivare al 2021 con la possibilità di ridefinire (migliorare o ricalibrare) le formulazioni definite nel 2017.

Tra i vari metodi utilizzati segnaliamo PHABSIM (Physical HABitat SImulation Model, Bovee, 1982), CASIMIR (“Computer Aided Simulation system for Instream flow Requirements, Jorde et al., 2000) e MesoHabsim (Mesohabitat Simulation Model, Parasiewicz, 2007, MLG ISPRA 154/2017), tutte applicazioni che, partendo da rilievi sul campo nelle zone interessate alle derivazioni, portano alla possibilità di definire il valore del DMV e DE che potrà essere applicato (con la vigente normativa).

Tutti i metodi utilizzano le relazioni tra alcune variabili ambientali  (profondità, velocità, composizione del substrato, presenza di rifugi etc.) che sono rilevabili e modellabili (almeno per PHABSIM e CASIMIR) con l'"idoneità" alla presenza delle specie ittiche (o di loro fasi vitali). In questo modo è possibile definire la quantità di alveo "disponibile" o "ottimale" per le specie indagate e identificare con indici ulteriori o altri metodi, i limiti che devono essere previsti alla sottrazione di acqua al fiume al fine di salvaguardarne la vita e garantire i servizi ecosistemici.

La nostra struttura è in grado, dopo molti anni di esperienza sul campo, di applicare le metodiche che vengono utilizzate per la definizione del DMV e DE e di supportare gli interessati nella pianificazione delle sperimentazioni e nella realizzazione di monitoraggi.

 

 

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